top of page

S. E. Mons. Enrico Nicodemo vescovo della Diocesi di Mileto

Arciprete Mons. Francesco Laganà

 

​​

​

​

​

“Quel 13 agosto del 1950 non lo dimenticherò più.

Il paese tripudiava di gioia. L’aria sembrava rifatta e ripulita.

E nell’aria correva un invisibile richiamo che entrando nelle case metteva un’aria di festa: cuori nuovi, abiti nuovi. Serenità dovunque. Il cielo è più azzurro pare un ampio mantello che Scenda giù fino ai monti, tenuto in alto da un fermaglio di nuvole. Le campane di Rosarno innalzano le loro voci di festa, si chiamano e si rincorrono per l’aria serena. Ognuno racconta una storia. Una dice: “celebriamo questa Grazia che ci è stata concessa. Facciamo festa alla nostra nera Madonnina. Da ogni dove ci giunge questo invito nella serenità mattinale. Tutte le cose ne parlano, bisbigliano”. Com’è tutto nuovo! Tra i miei ricordi questo è il più bello da quassù o letto nei sospiri dell’alba gli aneliti di luce e d’infinito, nella palude rossa dei tramonti i sanguinanti avanzi d’ogni amore, nell’ansia delle notti un mesto pianto che s’accordava dalla voce dei silenzi, begli uragani la furente follia di disperati, nel volo delle nubi l’effimera bellezza di ogni sogno. E l’altra sussurra “anch’io ho letto nell’immota fissità dei monti il dolore di tutta la materia; sulle braccia degli alberi, del corso del Mesima, nei fili d’erba sulle molli prode la lunga storia del tempo… e l’altra… negli occhi della gente il fosco dramma del mondo, la squillante tragedia della vita; il viso degli sventurati, la miseria di tutti i romanzi e l’altra ancora sussurra: tutto è diverso stamattina.

Fili di uomini sono diventati più buoni. La nostra nera Madonna ha fatto il miracolo!

E quando giunse il momento tanto atteso e il Vescovo metteva la corona d’oro sulla Testa della Vergine di Patmos le campane di Rosarno squillarono con timbro nuovo si sforzarono di far giungere il loro suono fino alla linea dell’orizzonte dove i monti si delincavano contro un cielo di un azzurro sfumato. E battimani e li grida di “viva Maria” della folla pigiata nella piazza della chiesa madre, sui tetti delle case circostanti furono urli di un mare in tempesta, baleni di un’immensa orchestra libera dal ritmo musicale obbligato, fremito di un’una foresta agitata dal maestrale, vibrazioni di un immenso organo percorso da mani nervosi da un organista invogliato.

​

​

​

​

​

​

​

​

​

​

Or che tutto è finito e una grande speranza è nata nel mio cuore non mi resta che cullarmi in tutto quello che è nato dentro di me al contatto di questa realtà religiosa. Cullarmi per credere ancora alla bontà degli uomini. Cullarmi per inginocchiarmi dinnanzi alla Maestà dell’Eterno. Cullarmi per ascoltare il segreto pianto universale che dovrebbe unire tutti i vivi nella comunione del dolore.

Le impressioni di una fantasia lussureggiante, quali gli avvenimenti di quei giorni lasciarono, assumono spesso la fisionomia del mito, nel quale natura e soprannatura confluiscono, rivelando l’essenza mistica e contemplativa della nostra gente.

​

​

(Mons. F. Laganà, fotocronaca dei festeggiamenti in onore della Madonna di Patmos in Rosarno, 1950)

Festeggiamenti in onore della Madonna di Patmos in Rosarno, 1950

© 2023-2024 Arcipretura 
San Giovanni Battista
Rosarno
Diocesi di Oppido Mamertina-Palmi

bottom of page