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Patmos… Porta di Speranza per la nostra città!

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Fermarsi ed osservare, perdersi in uno sguardo conosciuto ma non scontato, riflettere sul dono che il cielo ci ha regalato è il motivo che tiene ferme queste poche parole su questi fogli.

Ritornare a leggere di Lei… per leggere di noi, della nostra città, della nostra storia, richiamare i nostri Padri ad abitare le nostre tradizioni fatte principalmente di profonda, semplice ed umile fede verso Lei.

Ritornare a parlare con le nostre lacrime senza farle morire in un singhiozzo pressante, ritornare a sorridere di una profonda gioia che non è assenza di problemi ma è Fiducia che Lei continua a stare accanto a noi, a viaggiare con noi nei chilometri di speranza che siamo chiamati a percorrere ed affrontare.

Ritornare a parlare della nostra Madonna Nera, della Signora che potrebbe essere la prima immigrata arrivata sulla nostra piccola spiaggia e divenuta non un peso ma una di casa, al punto che 74 anni fa questa nostra città la eleva a Custode e Regina del popolo nostro. Una Donna venuta da lontano… diventa nostra Signora e Padrona. Non abbiamo paura del colore della sua pelle, come neanche, secondo la tradizione, il tal Nicola Rovito, massaro rosarnese ebbe paura, quando il 13 agosto del 1400, trovò la nera signora con in braccio un bambino, in una cassa panca trasportata dal mare in località Carosello. Non c’è paura lì dove c’è amore! L’Amore non può far paura; quella paura che qualche volta si respira nelle nostre case.

Non è accettabile nelle mura domestiche la paura … forse il dolore!

 

Vergine del mare, madre di Patmos, togli la paura dal nostro cuore,

stappa la paura dai nostri pensieri.

Toglici la paura del domani!

Ridonaci il gusto di saper sognare un domani senza paura!

Regalaci ancora l’amore che abbatte la paura!

Strappa la paura dal cuore di chi si sente solo.

 

Ai nostri figli regala sogni dove il domani abbia un respiro senza affanni.

Donaci la serenità dei tramonti e non la paura delle notti.

Regala ai nostri anziani la certezza che nessuno busserà alle loro porte per derubarli;

nessuno ritorni a casa ubriaco di parole o di falsi sogni,

 nessuno rientri a casa con false parole ammantate di verità.

Strappa dal cuore della nostra gente la paura del chiacchiericcio,

dell’essere etichettati come “cosa di poco conto”

perché liberi da un vuoto vivere anche se fa rumore!

 

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Ogni luogo porta in sé un grande significato, noi non siamo figli di un fato, non siamo figli del destino; Dio ci regala un tempo, un luogo per vivere e portare frutti di vita eterna.

Amare il luogo in cui si vive è sentirsi parte di un popolo, portare il proprio essere in tutto ciò che si fa.

Amare le proprie radici, perché un popolo senza radici è un popolo senza futuro! In questo forse, la storia della nostra Madonna ci dà un esempio di quanto siamo distratti a distinguere da luogo a luogo…

Per un momento pensiamo al sito che la tradizione ci rimanda come luogo di ritrovamento della Vergine di Patmos. Ancora ai nostri giorni, dopo cinque secoli, quel sito non porta una traccia di questo ritrovamento! Un luogo normale come tutti gli altri, nessun ricordo, nessun segno di vanto, nessun tramando di questa nostra storia alle nuove generazioni… sembra quasi che nulla lì sia mai avvenuto! Sembra che questa pagina storica sia veramente una cosa morta come tanti nostri fratelli e sorelle … muoiono portati dal mare! Finite le lotte politiche tutto passa perché il mare serve forse semplicemente per “farsi un bagno”, eppure dal mare è arrivata la Cultura, la Fede, l’Amore. Il mare è la più vasta libreria dove si custodisce tutto ciò che conosciamo per poter vivere da onesti cittadini e buoni cristiani.

Un luogo che più di altri ci insegna ad ascoltare la sua voce, ascoltare la sua infinita maestà per comprendere il grande valore e la bellezza della creazione, un luogo quello del mare che deve spingerci a riflettere della bellezza dell’ordine sul disordine. Forse non siamo più capaci di immaginare la vita di chi nel mare passa tante notti, di chi saluta l’aurora e l’alba accompagnato dai flutti del mare.

Patmos che viene dal mare … avrà vissuto il silenzio delle notti sul mare, la solitudine del mare. Guardando la nostra città dal mare sentiamo la gioia di cantarla come la città dalle salde fondamenta: “Il Signore ha posto in Te le sorgenti della vita”

Parlare della nostra Perla Nera! Affidarci a te! Ritornare a Te! Sentirci tuoi Figli!

 

 “Bruna sono ma bella, o figlie di Gerusalemme, come le tende di Kedar come i padiglioni di Salma. Non state a guardare che sono bruna, poiché mi ha abbronzato il sole”. Sono le prime parole che la Signora, venuta dal mare avrebbe ispirato a chi per primo l’ha osservata meravigliato e stupito.

 

Scrivo per tutte le donne belle ma brune! Per le donne capaci di dare ancora al sole un riflesso sul loro corpo steso nei campi a lavorare per dare dignità alle proprie case, per dare futuro ai propri figli, per dare libertà alla propria discendenza.

 

Scrivo alle donne brune venute da lontano e diventate tante volte merce di scambio!

 

Ma scrivo alla Bruna di Rosarno, perché vegli sul cammino di questa nostra Città.

 

“Si racconta…la notte del 13 agosto del 1400 era al suo termine, quando un tal Nicola Rovito, massaro di bovi e cittadino di Rosarno, lasciava la sua casetta per recarsi alla masseria, sita in contrada Carosello, poche miglia lungi dal mare. Benchè bella sai mostrasse la notte, come sogliono quasi sempre essere le notti di està del nostro cielo, pure se qualche occhio mediocremente esperto lo avesse attentamente osservato da parte di ponente, vi avrebbe intraveduto una densa nube maestosa innalzarsi dalle placide acque del mare, foriera certa di imminente bufera. Premuroso il Rovito di giungere alla pagliaia per far uscire i bovi al pascolo, non pose mente ad un tal fenomeno; per cui senza alcun soprappensiero avviossi alla masseria…”

(Tratto da F. Pagani "brevi ricerche storiche sull'origine e diffusione del culto alla Vergine SS. di Patmos, 1950")

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Nel libro dei Re(18,41-46)

Elia si recò alla cima del Carmelo; gettatosi a terra, pose la faccia tra le proprie ginocchia. Quindi disse al suo ragazzo: "Vieni qui, guarda verso il mare". Quegli andò, guardò e disse. "Non c'è nulla!". Elia disse: "Tornaci ancora per sette volte". La settima volta riferì: "Ecco, una nuvoletta, come una mano d'uomo, sale dal mare". Elia gli disse: "Và a dire ad Acab: Attacca i cavalli al carro e scendi perché non ti sorprenda la pioggia!". 

 

Il Rovito non si accorge delle grandi nuvole sorte dal nostro mare… Elia sente nel cuore l’acqua che arriva, e manda Eliseo a dire al Re che Dio sta provvedendo alla terra dopo tanti anni di siccità.

Eliseo e il Rovito potrebbero essere per tutti noi messaggeri che annunciano alla nostra città che Dio provvede con un dono grande.

“Fontana sigillata tu sei o Maria” così viene salutata da un Padre della Chiesa.

Ciò che ci potrebbe aiutare è il cammino che fa il Rovito all’aurora del 13 agosto. Un cammino che ha come fine non un vagabondaggio, ma un luogo di impegno, di lavoro e di ruolo attivo nella comunità.

Un cammino che lo porterà a ritornare indietro spedito per annunciare il grande tesoro trovato. Anche noi come creature, come credenti, siamo chiamati tutti a interrogarci sul nostro cammino, siamo invitati a raddrizzare i passi sbagliati, siamo invitati a rafforzare i passi vacillanti.

La nostra storia è fatta di tanti passi, di tanti percorsi, di tante soste. Il Rovito conosce bene la strada perché comprende la propria storia, non la maschera, non ha paura della propria vita! La vive così com’è giusto che sia! I suoi passi che anticipano i passi della Madonna nella nostra città diventino per tutti noi motivo di profonda conoscenza delle nostre strade! Non bisogna aver paura delle strade! Non bisogna temere le piazze! Riconoscere le strade di casa nostra come nostro vissuto è uno dei motivi che ci aiuta sfondare definitivamente la divisione che spesso è ancora evidente.

La città è una! Una sola! Al Rovito non importa se deve passare davanti ad una casa dove magari non lo sopportano…perché lì ci abita chi non ha rapporti con noi o un nostro nemico!

Dare alle nostre strade la possibilità di testimoniare bellezza, concordia e fraternità … Il tesoro che la città custodisce rende bella anche la città che lo custodisce.

 

 

Continua il racconto “… cade allora ginocchioni il buon massaro per ringraziare l’Onnipotente allo scampato periglio; ma quale non è la sua meraviglia quando si vede prostrato dinnanzi ad una cassa! Di giubilo si riempie l’animo suo, nella lusinga che dessa contenesse qualche tesoro od altre ricchezze: per cui determinata la sua fervente preghiera, studia con ogni diligenza il modo di aprirla…

…dopo non gravi difficoltà, che ben inchiodata era, la scoperchia; ma quale non è la sua meraviglia, il suo stupore, il suo giubilo quando vi scorge una Sacra Immagine di Maria Vergine SS. dal volto nero, tenente il bambinello Gesù sul braccio sinistro!”

(Tratto da F. Pagani "brevi ricerche storiche sull'origine e diffusione del culto alla Vergine SS. di Patmos, 1950")

 

Fatica e meraviglia, ecco cosa vive Nicola Rovito quando si trova davanti ad una cassa, oggi potremmo dire di trovarci davanti una cassaforte; tanti pensieri, tante supposizioni su ciò che essa potesse contenere, quanti sogni o tante volte anche progetti iniziano a farsi strada davanti ad un forziere.

Non sempre è facile tenere a freno la fantasia in certi momenti, ma essa può continuare ad esistere finché non ci si mette all’opera per aprire la cassa.

Mettersi all’opera, guardarsi attorno per trovare gli utensili giusti, mettersi all’opera affinché la fantasia ceda il passo all’operosità.

Non possiamo esimerci davanti alla parola operosità di elevare al Signore l’inno di ringraziamento per l’operosità nella Carità di Rosarno.

Una delle primissime città ad accorgersi che le situazioni sociali stavano cambiando! Una chiesa quella nostra, accanto alla città laica ad aspettare i primi sbarchi, a sostenere i primi passi, a custodire la prima eredità che il mare ci regalava.

L’operosità di Nicola il Rovito icona dell’operosità dei tanti “Samaritani Rosarnesi” che hanno regalato pagine magnifiche alla nostra storia ci incoraggiano ad essere nel nostro tempo sentinelle di carità. Ma bisogna benedire anche quelle pagine mai scritte sui giornali, mai raccontate dai cronisti ma certamente scritte nella vita dei nostri amici e nel cuore di Dio. Una città operosa la nostra, forse oggi un po' stanca, addormentata… tante volte forse un po' demotivata.

Ritornare con il cuore e con il pensiero alla bellezza della Carità e riappropriarci dello sguardo di Nicola Rovito che per primo si trovò ad incontrare gli occhi della bella Signora Nera venuta dal Mare.

Avere la capacità dello sguardo del Rovito che si meraviglia davanti a quella bellezza incarnata nel suo cuore e nella sua mente! Quale grande atto di Fede fece davanti a quegli occhi che insieme al Suo cuore Materno, faceva dono, a quel povero massaio, del Suo Figlio Gesù!

Lo sguardo di una madre che si perde nello sguardo di un figlio! Ritorno alla storia dei poveri…Lourdes, Fatima, La Salette…Polsi, per citarne qualcuno! un povero che diventa per tutti noi monito ad andare alla fonte della felicità.

Abbiamo tutti noi bisogno di questo sguardo che ci riempia i vuoti del cuore! Abbiamo bisogno che nuovamente i nostri sguardi siano attenti alla carità da vivere, abbiamo bisogno di sguardi profondi che ci tolgano la banalità di certi sguardi che si aprono ad apprezzamenti poco felici. Abbiamo bisogno in città nuovamente degli sguardi dei Profeti! Fermarsi come il Rovito davanti alla Madonna nera è desiderare che il suo sguardo si fermi su di noi. Riappropriamoci di quello sguardo tutto rosarnese che ha custodito per più di cinque secoli questo nostro popolo! Ritorniamo alla Vergine di Patmos! Facciamoci trovare da Lei. Entriamo con Lei nuovamente nelle nostre case per respirare aria nuova, aria di festa!

Sediamoci con Maria sugli usci delle nostre case, parliamo con lei di ciò che ci portiamo dentro, i suoi occhi scrutino i nostri tramonti in modo particolare quelli che ci fanno sanguinare il cuore e che ci rendono la vita amara.

Abbiamo bisogno del suo sguardo sui nostri dolori in modo particolare sulle morti dei nostri ragazzi e giovani. Abbiamo bisogno del suo sguardo sui nostri amori finiti, sulle delusioni di amici, sulla mancanza di lavoro.

Miei cari, non andiamo alla ricerca di altri sguardi! Ci tradiranno oppure ci chiederanno il conto! Amiamo nel silenzio quello sguardo! Ricerchiamolo per chi non crede più, per chi ha chiuso il proprio cuore a Dio, ricerchiamo lo Sguardo della “Sanitas Languentium” per chi vive una situazione di malattia. Fermiamoci come il Rovito e lodiamo la Trinità SS. per il dono di Maria a questo nostro popolo.

 

Donna del silenzio che scruti l’orizzonte del mondo per ogni tuo figlio,

guarda con amore questa tua Città.

Regalaci ancora lacrime di gioia davanti alla vita che nasce,

sostieni quelle delle delusioni

asciuga quelle del dolore.

Donna vestita di sole,

rivestici di Gesù Cristo, Parola vivente del Padre,

perché illumini la nostra Città con la Sua Presenza.

Donna che attendi sulle spiagge della chiesa i pescatori del tuo Figlio,

dacci la passione missionaria

perché la nostra città possa vivere l’Amore Fraterno

ed insieme sperimentare l’esperienza delle Sentinelle 

che annunciano il “nuovo giorno” che sorge.

Il giorno che è Cristo.

 

 

“… corre al paese, partecipa l’accaduto al Rev. Arciprete, il quale a sua volta ne fa consapevoli il clero, i magistrati, la cittadinanza, e tutti in massa corrono verso il fortunatissimo luogo. Quivi giunti, accertatesi della verità della cosa, genuflessi salutano la Madonna coll’Ave Maris Stella…”

(Tratto da F. Pagani "brevi ricerche storiche sull'origine e diffusione del culto alla Vergine SS. di Patmos, 1950")

 

Certamente durante il ritorno in paese non sappiamo se il Rovito abbia parlato con le persone che lungo la strada incontrava anche per sostare da quel suo correre, non cammina ma corre! Una cosa è certa, corre dalla Chiesa per annunciare ai custodi, ai discepoli dell’arrivo inaspettato del Segno di Dio che è passato principalmente sotto le sue mani. Il Rovito va dalla Chiesa per annunciarle che anche lui è custode di un Mistero. Il suo camminare spedito verso la Chiesa, il suo procedere nel racconto fa sì che le due donne care a Cristo si incontrino ancora in modo del tutto intimo e particolare: la Madre e la Sposa! La Madre che da sempre custodisce la Sposa, la Sposa che naviga il mare del mondo sotto il manto materno della Madre e tutto perché “Cristo sia formato in noi”. (Gal.4,19) mai corsa ha più senso di questa… Cristo venga a formarsi in noi. Miei cari il racconto della tradizione ci dice che l’Arciprete avvisò le autorità civili e militari e tutto il popolo dell’accaduto. Il Rovito parlò alla Chiesa ma la chiesa annunciò al popolo le Mirabilia Dei. Ritornare ad avere fiducia nella chiesa, a sentirla Madre e custode, ritornare a vivere nel suo seno a poggiarci sulle sue ginocchia per gustare ancora del suo affetto materno. Sedersi sulle ginocchia della chiesa per sentire i palpiti del suo cuore e imparare a risentire più che mai urgenti per la nostra vita i palpiti del Cuore di Cristo. Il Rovito corre certamente verso la chiesa perché verso di Lei si sente spinto. Correre verso di essa per sedersi e innalzare il nostro cantico di Benedizione per questa nostra amata chiesa. Quale meraviglia alla corsa del Rovito assistere all’informazione che la chiesa dà ai suoi figli del dono ricevuto, “…tutti in massa corrono verso il fortunatissimo luogo”, vedere la chiesa correre… di ogni ceto sociale, tutti hanno una meta, tutti vogliono essere testimoni di quell’evento, tutti vogliono entrare in quel mistero, diventare storia nel dono venuto dal mare. Mi piace pensare la corsa dei nostri padri in quella mattina del 13 Agosto del 1400 come la corsa della Chiesa dei primi discepoli al mattino di Pasqua. Non c’è corsa vera della chiesa che non prenda forza e stimolo delle gambe dei primi discepoli che si stupiscono davanti al Sepolcro vuoto. Non c’è Mistero più grande per un credente che correre verso la “vita che ha vinto la morte”. La Nostra Madonna ci doni ancora la forza del correre nella vita per annunciare che la morte è stata sconfitta. Ci inviti, la Madre di Dio, a correre insieme a Lei lì dove tutto parla di rassegnazione e di dolore, corriamo insieme a Maria per annunciare al mondo la gioia della Pasqua. Corriamo insieme a Maria per annientare le orme della guerra e i passi lenti e pesanti del dolore, corriamo insieme a Maria perché il Risorto ci invita ad uscire dai nostri personali o sociali comodi salotti dell’indifferenza o del buonismo e a mettere le mani in pasta per ricostruire insieme a Lui la nostra umanità.

 

«Ave maris stella,                                            
Dei Mater alma
atque semper virgo
felix coeli porta.

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Sumens illud ave
Gabrielis ore
funda nos in pace
mutans Evae nomen.

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Solve vincla reis,
profer lumen caecis,
mala nostra pelle,
bona cuncta posce.

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Monstra te esse matrem,
sumat per te preces
qui pro nobis natus
tulit esse tuus.

​

Virgo singularis
inter omnes mitis,
nos culpis solutos
mites fac et castos.

​

Vitam praesta puram,
iter para tutum
ut videntes Jesum
semper collaetemur.

​

Sit laus Deo Patri,
summo Christo decus,
Spiritui Sancto
tribus honor unus.

Amen.»

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Il clero e il popolo con profonda devozione elevano l’inno caro ancora oggi al culto Mariano, l’ Ave Maris Stella.

Ave Stella del mare!

Quanta bellezza in una stella che non si specchia sul mare ma gli fa da corona, non è disturbata dalle sue onde, non teme i suoi flutti, non si meraviglia della sua bonaccia, non ha paura di essere impaurita scrutando i suoi abissi: la chiesa la saluta come un segno di eleganza straordinaria! «Ave maris stella, felix coeli porta. La Stella del mare è Porta del cielo. Una stella che diventa l’ingresso al cuore di Dio. La grande e semplice arte della Preghiera ci pone questa simbologia per scrutare la preghiera rivolta alla Vergine Madre come il Seno di ogni Grazia. La stella ci spinge a guardare il cielo e per ammirare la sua magnificenza siamo invitati ad alzare lo sguardo, ad andare… a rimanere solidamente fondati sulla consapevolezza che l’instabilità del mare non ci deve far paura se nell’orizzonte della nostra vita c’è la presenza della Stella \ Porta di Dio.

Avere a cuore la Stella del mare diventa per tutti noi un motivo per riflettere sulla capacità di essere eleganti nello “stile di Dio”!... Andare oltre le apparenze, non costruire la nostra casa, le nostre attese, le nostre aspettative di vita sui flutti del mare. Il mare inganna! Le apparenze ingannano! Forti della fiducia in Maria, siamo invitati a rimanere con i piedi ben saldi sulla terra ferma, a non scoraggiarci mai davanti alle difficoltà della vita, avere la forza di non essere mai ricattabili, insieme a Maria guardare gli abissi che ci portiamo dentro e cantare con la nostra vita: Monstra te esse matrem! Mostrati che sei Madre! Non sentiamoci “destinati” ad essere sommersi dalle difficoltà, dal sopruso, dall’indifferenza! Mostrati a noi e alla nostra città che sei Madre, donaci il coraggio della fede a dire NO ad ogni cultura di male e di morte. Ad essere capaci di rifiutare il male e i suoi tentacoli, a non creare alleanze figlie di abissi marini dove dimorano mostri di ogni genere, a non dare vita a progetti vecchi che non rendono la nostra città vivibile. Non sentiamoci nella morsa sociale del “Non può cambiare nulla”, non calpestiamoci! Non scontriamoci! I tentacoli del male non possono incatenare i Figli della Stella del mare! Sia solido e fermo nel bene il percorrere il nostro mondo avendo nel cuore il desiderio della Porta del Cielo “Tutto passa solo Dio resta”! a chi si sente smarrito diciamo: coraggio! A chi è solo: facciamoci compagni di viaggio! A chi ancora scommette sul bene che può nascer da questa città: poniamoci accanto è lavoriamo insieme a loro. Alla Stella del mare, del nostro mare, chiediamogli il dono di uno “sguardo penetrante” che vada oltre le apparenze e che ci infonda la certezza che solo nella bellezza della Verità c’è il riscatto vero per la nostra umanità. Nessun compromesso ci farà mai dormire sonni tranquilli! Dalla bonaccia del male, che sembra figlia della nostra capacità di esser riusciti a sistemare tante cose “a modo nostro”, si alzerà il canto delle sirene che ci farà perire nei flutti del silenzio di chi ha “avuto fame e sete della giustizia”. 

Accogliere la presenza di questa stella amica e materna per crescere nella certezza che varcheremo la porta della gioia in cielo.

 

Guarda la Stella invoca Maria

 

Chiunque tu sia,
che nel flusso di questo tempo ti accorgi che,
più che camminare sulla terra,
stai come ondeggiando tra burrasche e tempeste,
non distogliere gli occhi dallo splendore di questa stella,

 se non vuoi essere sopraffatto dalla burrasca!
Se sei sbattuto dalle onde della superbia, 

dell’ambizione, della calunnia, della gelosia,
guarda la stella, invoca Maria.
Se l’ira o l’avarizia, o le lusinghe della carne 

hanno scosso la navicella del tuo animo, guarda Maria.
Se turbato dalla enormità dei peccati,
se confuso per l’indegnità della coscienza,
cominci ad essere inghiottito dal baratro della tristezza

 e dall’abisso della disperazione, pensa a Maria.
Non si allontani dalla tua bocca e dal tuo cuore,
e per ottenere l’aiuto della sua preghiera,
non dimenticare l’esempio della sua vita.
Seguendo lei non puoi smarrirti,
pregando lei non puoi disperare.
Se lei ti sorregge non cadi,
se lei ti protegge non cedi alla paura,
se lei ti è propizia raggiungi la mèta.

 

(San Bernardo da Chiaravalle)

 

  

“… e poscia giogati due bovi dello stesso Rovito, fanno ritorno alla città, portando su un carro, nella stessa cassa, il prezioso tesoro.

…infatti mentre il carro, salendo per la stradetta di San Francesco di Paola si recava alla chiesa parrocchiale, sotto la protezione allora, come anche oggi, di San Giovanni Battista; passando per uno spiazzo privo completamente di abitazioni improvvisamente si fermò.

…Usò poscia sonore percosse il buon massaro, e grida minacciose la gente presente; e non pertanto le povere bestie sempre li ferme. Compreso allora i nostri buoni padri, ch’era desiderio della Vergine di avere ivi eretta una speciale dimora, per cui datisi a cercare tavole, travi ed altri oggetti necessari, in poche ore eressero una piccola baracca…”

 Il ritorno festante del popolo può richiamare alla mente la festa che si faceva ogni qualvolta L’Arca dell’Alleanza veniva spostata da un punto all’altro.

 

“…Misero l'arca di Dio sopra un carro nuovo e la portarono via dalla casa di Abinadab, che era sul colle; Uzza e Aio, figli di Abinadab, conducevano il carro nuovo con l'arca di Dio, e Aio precedeva l'arca. Davide e tutta la casa d'Israele suonavano davanti al Signore ogni sorta di strumenti di legno di cipresso, e cetre, saltèri, timpani, sistri e cembali”. (2 Sam.6, 3-5)

 

Maria nelle litanie Lauretane è invocata Arca dell’Alleanza; l’Arca custodiva la Legge di Dio, le tavole dei Comandamenti, Maria custodiva la Parola che nel silenzio del Suo Grembo si rivestiva di carne. Custodiva l’Atteso delle genti! Portava in grembo “la Luce del mondo, la Luce vera quella che illumina ogni uomo”, eppure Maria ci invita a vederla come una di casa, una che sa parlare il nostro dialetto, che conosce le nostre tradizioni e le nostre usanze. L’arca della nostra Alleanza, conosce la storia paesana dei nostri rioni, delle nostre campagne, delle nostre case! 

Ci piace vederla come tutte le altre donne guadagnarsi il pane con il sudore della propria fronte, che prepara il suo bambino a fare sempre ciò che è buono e giusto, che custodisce Giuseppe e le sue ansie nel mondo del lavoro, che educa Gesù a scrivere, a leggere, ad essere fedele agli amici… Maria educa! Lei Donna dell’Alleanza non si mette sul piedistallo dei palcoscenici, non fa sfilate né tanto meno mette Gesù a fare questo, ma vive il Mistero immenso di Dio nel silenzio del cuore e nello sforzo di compiere tutto per la maggior gloria di Dio.

 

Questa volta nessuno più corre, ma tutti camminano a passo di buoi, due di loro ti fanno entrare nella nostra città, non ci sono mura di cinta eppure fa il suo ingresso la Porta della città nella città. Potremmo affermare che finalmente la città ha il cuore nel petto: Tu sei il cuore nel petto della nostra Rosarno! Non mi fermo a discutere sui tuoi diversi siti che lungo gli anni ti hanno ospitato, ma certamente su chi ti ha accolto!

 

In quei giorni Maria si mise in viaggio verso la montagna e raggiunse in fretta una città di Giuda. Entrata nella casa di Zaccaria, salutò Elisabetta.  Appena Elisabetta ebbe udito il saluto di Maria, il bambino le sussultò nel grembo. Elisabetta fu piena di Spirito Santo ed esclamò a gran voce: «Benedetta tu fra le donne e benedetto il frutto del tuo grembo! A che debbo che la madre del mio Signore venga a me? Ecco, appena la voce del tuo saluto è giunta ai miei orecchi, il bambino ha esultato di gioia nel mio grembo.  E beata colei che ha creduto nell'adempimento delle parole del Signore». ( Lc.1,39-45)

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L’Evangelista Luca dopo il “Si” che Maria disse a Dio ci invita a stupirci della straordinaria visita alla città di Ain Karen dove la Vergine Madre si reca ad aiutare la cugina Elisabetta che portava in grembo un bambino, il nostro San Giovanni! Ha esultato di gioia il piccolo Giovanni nel grembo della madre all’udire il saluto di Maria.

Certamente a questa esultanza è chiamata ieri come oggi la nostra comunità. Giovanni accoglie ancora una volta in questa sua nuova Ain Karen, il Frutto Benedetto del Grembo della Vergine Maria.

Esulta Giovanni all’arrivo della Vergine Madre, esultiamo anche noi all’arrivo di Maria. Da questa meta finale si aprirà un nuovo inizio. Un nuovo cammino, un luogo nuovo da abitare ed uno vecchio da abbandonare, un nuovo nome da assumere e da vivere, un nome che rivela la nostra identità: Rosarno. Una nuova città, una città ricca di sfide ma di ingegno, chiamata a ricostruire un’identità, ad allargare la propria intelligenza a delle nuove esperienze. Un impegno a costruire nuove relazioni senza temere mai la fatica del nuovo. Conoscere in profondità questo luogo ed imparare a viverci dentro! Viverci imparando ad ascoltare le pietre che sono state testimoni di lacrime e di mezze parole, l’architrave delle porte che sembrano tante volte silenziose, ma non omertose, di chi entra e di chi esce! Vivere ascoltando il grido assordante della città che in determinati quartieri non sembra che lo stesso luogo di altri. Amare le lotte per il bene, stimarci vicendevolmente.

Mi piace pensare che ancora oggi Giovanni presenta orgogliosamente la nostra città alla Vergine di Patmos: “questa è la mia città!”  Una città che sa ancora regalare una grande sinfonia! una città chiamata a mettere insieme tanto ingegno e tanta passione. Ecco la danza che San Giovanni fa all’arrivo dei buoi che trasportano la Regina della città, una danza di esultanza e di memoria, una danza di fede e di speranza, una danza che abbatte il lamento dell’incompiuto.

 

Il Battista ci insegni a non lamentarci ma ad impegnarci!

 

A te o Battista, custode d’amore della Regina venuta dal mare

ti chiediamo di donarci la consapevolezza che non siamo nati per caso,

 che non siamo figli di un dio minore,

 che non siamo segnati da nessuna maledizione ignota.

Insegnaci a non essere ricercatori distratti o superficiali della radice vitale che è in noi. Grida con la tua voce amica alla nostra vita

che Dio ci ha giudicati degni di così tanti doni,

regalaci ancora giorni di vero affetto verso questo luogo

 per essere capaci di portare buoni frutti.

Frutti di Speranza e di Misericordia!

 

Ed ora…

I nostri padri ci hanno consegnato una città ricca di laboriosità e di fede, hanno scritto pagine memorabili, la nostra città è culla di vasta cultura, vive in se un patrimonio di non poco conto, è illuminata da un sole che è garanzia per la produzione della nostra terra.

La nostra città, l’antica Medma, ha un immenso patrimonio culturale, custodisce nelle sue mura opere belle e ricche di storia, ma non è creduta! Forse è questo il suo principale male… è poco creduta!

La Vergine di Patmos ci doni un profondo senso civico per spenderci ancora verso il bene della nostra città, ci dia la capacità di giocarci la vita amando e lavorando per il luogo che Dio ha scelto per noi.

Avere lo sguardo della Vergine di Patmos affinché tutti noi ritorniamo a credere fortemente che è necessario ricominciare ad investire sulla cultura, come via maestra per ritornare a far fiorire le piante dell’ingegno che appaiono tante volte mezze appassite, ci sproni ad un lavoro attento per accogliere i germogli nuovi di presente e futuro della nostra comunità.

Ritornare a mettere le mani in pasta nel mondo del volontariato senza deleghe, soccorrere il Cristo presente in chi ha bisogno di pane e cultura, investire sulla formazione di una coscienza onesta intellettualmente.

Ridisegnare insieme alla Vergine di Patmos i progetti pastorali e sociali dove l’uomo viene servito, amato, accolto, custodito. Scommettere sul senso vero della città che non può continuare a vivere come un’isola, serve a poco fare cose belle ma isolate perché esse scompariranno con la fine degli eventi! È necessario imparare a fare bene ma insieme, dove non ci sono protagonisti di serie A e di serie B. Impariamo dal Vangelo a ritornare ad essere protagonisti del presente e del futuro della nostra città! Impariamo da Maria che canta nel Magnificat “Dio si è ricordato dei semplici e degli umili”, che Semplici e umili che non è sinonimo di debolezza.

Maria è stata forte! I Santi sono stati forti! Ma non secondo una logica umana!

La forza della Fede ci renda capaci a non chiudere gli occhi per immaginare quello che non esiste, che non parte dalla vita stessa, la forza della fede ci aiuti a vedere, a cercare oggi quanto ancora non c’è: il nostro futuro, perché ci sia e sia ricco di speranza.

Strappiamoci da dosso il “personalismo” che tante volte ha portato al naufragio di tante cose belle! Ritorniamo ad innamorarci del “noi”. Il futuro inizia oggi: non è un domani indefinito, talmente lontano da apparire improbabile o non interessante per un mondo calcolatore e legato al presente come il nostro. Il domani è la rivelazione piena di quello che viviamo oggi, il compimento della nostra vita, il frutto delle nostre scelte odierne.

Madre della nostra città, regalaci ancora la tua Materna benedizione

Con la tua delicatezza materna asciuga le lacrime sul volto e nel cuore dei tuoi figli rosarnesi

Insegnaci a fare di Gesù Cristo l’unico fondamento per la riedificazione di questa nostra civiltà.

Infondi coraggio ai dubbiosi che non sperano più sul domani,

Illumina chi vive sulla strada del sopruso e della menzogna perché ritorni al tuo Figlio.

Donna che vieni dal mare, regalaci ancora il gusto della fatica della ricerca della verità,

insegnaci insieme a Te a chiedere al Signore della storia di “mutare il nostro lamento in canto di festa, il nostro abito di lutto in abito di gioia”.

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In cammino verso il 13 Agosto 2025 - Anno Giubilare

 

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Incoronazione…75°anniversario della prima incoronazione

Non mi sembri strano trovarti in mezzo al tuo popolo, vederti salutare la tua gente con quella famigliarità aperta ad ogni figlia\o che incontrando la propria mamma si sente al sicuro anche per strada o in piazza.

Non mi sembri strano trovarti a faticare nei campi, nei bar, nelle botteghe, nei ristoranti, nelle pizzerie, nei capannoni, nei negozi, nelle scuole, nelle case, negli uffici, nei saloni.

Non mi sembri strano incontrarti nei luoghi della politica, dell’assistenza sociale.

Non mi sembri strano incontrarti sui campi di gioco, nelle palestre.

Non mi sembri strano incontrarti davanti ai luoghi di tante strutture sociali mai portate a termine, sogni infranti per questo popolo…

Non mi sembri strano trovarti davanti a tante case di figli che sono andati via e non hanno fatto mai più ritorno perché hanno nel cuore solo dolore e rabbia per questa nostra terra…

Non mi sembri strano incontrarti neanche nei luoghi del peccato perché anche lì il tuo cuore di Madre veglia sui suoi figli.

Non mi sembri strano incontrarti in ogni luogo, perché lì dove vive un rosarnese lì ci sei Tu, Madre!

Con questi sentimenti ci auguriamo e ci prepariamo a rivivere come città e come comunità, dopo 25 anni, la Tua Incoronazione a celeste Custode della nostra città. Questa data cara a questa nostra terra sia anche la data dove tutti noi, ci adoperiamo a rimettere in sesto tutto ciò che sembra non essere tanto stabile. Cercheremo insieme a Te di ricostruire con maggiore impegno la nostra umanità! Abbiamo bisogno di andare oltre per essere uomini nuovi. Non abbiamo bisogno di eroi, abbiamo bisogno di un impegno costante nel quotidiano a dire “SI” con la vita a tutto ciò che di bello e di vero si presenta a noi, ed avere il coraggio di dire “NO” a tutto ciò che di brutto e di menzognero ci è propinato soluzione a tutti i problemi accompagnato anche da una buona dose di paura.

Dona a tutti la consapevolezza che:

Se vediamo intorno a noi “uomini liberi” non ci sembri strano e per questo… li lasciamo soli!

Se vediamo “uomini impegnati per il bene comune” non sono interessati da secondi fini...ed allora giù a giudizi!

Se l’altro ha il coraggio di dire come la pensa nella verità non è un superbo… ed allora è da emarginare!

Donaci la consapevolezza della nostra umanità e della nostra città, senza finzioni e senza maschere. Liberaci dalla mediocrità dei rapporti e dalla banalità delle parole, insegnaci ad avere un cuore nuovo, ed allora ti incoroneremo non solo con l’oro ma anche con la nostra vita.

Ti incoroneremo con la nostra piccola Fede e con l’Impegno del Vangelo.

Porremo sul Tuo capo la corona della Bontà e della Corresponsabilità, della Carità e dell’Impegno, della Speranza e della Fiducia.

Ti offriremo la corona della Giustizia e dell’Unità, della Legalità e della Pace.

Ci impegneremo insieme a Te ad incoronare la nostra città con la corona della Consolazione!

Ti cercheremo per incoronarti non solo sul nostro altare ma nelle nostre case.

Ti incoroneremo seduta accanto a chi piange per la morte di una persona cara!

Ti incoroneremo accanto a chi si sente solo nella vita ed è abbandonato dagli amici!

Ti incoroneremo insieme alle mamme che hanno visto morire i loro figli per tumori, faide, incidenti!

Ti incoroneremo accanto ai nostri bambini, gioia e serenità della città!

Ti incoroneremo con i nostri giovani, con i loro sogni e le loro ansie, con le loro attese e le loro speranze, ti incoroneremo dei loro giovani amori!

Ti incoroneremo con le famiglie che si amano e con quelle che non si amano più!

Ti incoroneremo con gli anziani tesoro vivente per questa nostra città!

Ti incoroneremo con questa nostra chiesa che si sforza di stare accanto ad ogni uomo che lotta, che spera, che cresce, che ride e che piange.

Ti incoroneremo con tutti i gruppi parrocchiali, con le nostre suore, con le nostre stanchezze e fallimenti.

Ti incoronerò insieme ai miei fratelli e sorelle di questa benedetta e amata città di Rosarno.

                                                       

 

Don Salvatore Larocca - Parroco                                    

 

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